giovedì 5 settembre 2013

Eppur si muove

Sono state pubblicate motivazioni della condanna in appello a 7 anni comminata a Marcello Dell'Utri per i suoi rapporti con cosa nostra.
Dell'Utri è definito un «mediatore contrattuale» del patto di protezione tra Berlusconi da una parte e Cosa nostra dall’altra.
«In tutto il periodo di tempo in oggetto (1974-1992)ha, con pervicacia, ritenuto di agire in sinergia con l’associazione e di rivolgersi a coloro che incarnavano l’anti-Stato, al fine di mediare tra le esigenze dell’imprenditore milanese e gli interessi del sodalizio mafioso, con ciò consapevolmente rafforzando il potere criminale dell’associazione».
L'inizio del patto che ha legato Berlusconi alla mafia con il tramite di Dell’Utri, durato secondo i giudici almeno 28 anni, è l’incontro avvenuto a Milano nel maggio 1974.
Erano presenti anche gli esponenti mafiosi Gaetano Cinà, Stefano Bontade, Mimmo Teresi.
«In virtù di tale accordo i contraenti e il mediatore contrattuale hanno conseguito un risultato concreto e tangibile costituito dalla garanzia della protezione personale all’imprenditore tramite l’esborso di somme di denaro che quest’ultimo ha versato a Cosa nostra tramite Dell’Utri, che ha consentito che l’associazione mafiosa rafforzasse e consolidasse il proprio potere».
In questo modo Berlusconi è «rientrato sotto l’ombrello di protezione mafiosa assumendo Vittorio Mangano ad Arcore». Del resto, l’ex premier «ha sempre accordato una personale preferenza al pagamento di somme come metodo di risoluzione preventiva dei problemi posti dalla criminalità».

Pagamenti arrivati a Cosa nostra attraverso rate semestrali anche tra il 1978 e il 1982, quando Dell’Utri andò a lavorare dall’imprenditore immobiliare Filippo Rapisarda. Nemmeno la morte di Stefano Bontade e Mimmo Teresi, e quindi nel periodo tra il 1983 e il 1992, e il mutamento dei vertici di Cosa nostra «aveva modificato in alcun modo l’impegno finanziario del gruppo Berlusconi nei confronti dell’organizzazione criminale».
50 milioni prima e poi 100 ogni sei mesi, secondo i pentiti, arrivavano nelle mani di Totò Riina attraverso Cinà.
Per la corte, i pagamenti sarebbero proseguiti almeno fino al 1992». E qui si fermano i giudici. Da quel momento in poi, infatti, Dell’Utri è stato assolto dall’accusa di mafia in via definitiva.

Dopo aver scoperto che Silvio B. è un evasore fiscale, il PD ed il Presidente della Repubblica scoprono anche di essere alleato con il partito di un colluso con la mafia.
Molto presto scopriranno anche la terra e rotonda e che gira intorno al sole.

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