giovedì 11 luglio 2013

Benvenuti a Torino

A Torino, mentre i difensori degli indagati nell'inchiesta "Minotauro" (73 imputati accusati di appartenere alla 'ndrangheta) parlano come fossero deputati della Democrazia Cristiana degli anni '70, "la mafia non esiste",  il procuratore Caselli ha fatto i nomi di molti politici piemontesi che, anche se non indagati, a vario titolo, hanno avuto contatti con soggetti ora a processo per associazione a delinquere: Fabrizio Bertot (ex sindaco Rivarolo e parlamentare europeo), l'ex parlamentare Idv Gaetano Porcino e il figlio Giovanni, Nino Boeti (Pd) e Mimmo Lucà (Pd), l'assessore all'Istruzione di Alpignano, Carmelo Trombi e il sindaco di Ciriè Francesco Brizio, oltre all'assessore regionale al Lavoro Claudia Porchietto.
Davide Bono, consigliere MoVimento 5 Stelle a Torino, scrive:
"Le parole di Caselli sono state chiare ed inequivocabili. "C'e' una zona grigia formata da fiancheggiatori piu' o meno consapevoli del profilo criminale dei loro interlocutori. Si infittiscono gli intrecci delle organizzazioni mafiose con pezzi di mondo politico e colletti bianchi'...La mafia c'e' perche' c'e' mercato per i suoi servizi. Ci sono tanti che hanno interesse,personaggi che la legge penale non puo' punire perche' la loro colpa e' l'opportunismo, esponenti di spicco del mondo politico-amministrativo che comunque negano di aver saputo o intuito alcunche' su questi personaggi''.


Per questo ho definito inopportuna la presentazione di una richiesta di Commissione Antimafia da parte di consiglieri che sono stati oggetto della requisitoria del procuratore Caselli.
Fortunatamente la deliberazione è stata presa dall'Ufficio di Presidenza come rappresentativo di tutto il Consiglio.
E nonostante io abbia riportato le parole di Caselli, mi è stato dato del "miserabile" da chi si è sentito chiamato in causa. E' mia ferma opinione ritenere che, chi attacca o denuncia chi ripete queste parole, persevera diabolicamente nel dolo o nella colpa originaria, e rafforza la nefasta regola dell'omertà.
Via le zone grigie, tra cui soprattutto quella delle grandi opere, a maggior ragione se inutili, nei cui subappalti prosperano le mafie, con il colpevole disinteresse e distacco (l'interesse doloso è da provarsi volta per volta) della politica dei partiti. Se n'è accorto pure il Pdl! Peccato che però latitano le rettifiche di comportamenti inspiegabili che gettano ben più che discredito sopra ombre e sospetti lunghi decenni.
Senza ravvedimento operoso, temo, ci saranno solo chiacchiere e fiumi di lettere. L'antimafia delle parole e non dei fatti, di cui, purtroppo, son piene le fosse."

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